Vincenzo Maria Righini (Bologna 22 Gennaio 1756 – Bologna 19 Agosto 1812): Aria Gesang verschönt das Leben mit Veränderung der Singstimme von Righini mit Begleitung der Guitarre eingerichtet von G: Streitwolf. 9 Werk. Braunschweig | im Musikalischen Magazine auf der Höhe

Chi l’avrebbe mai detto che trattasi di un compositore che tutti i chitarristi dovrebbero conoscere?
Non ci risulta abbia mai scritto per chitarra sola, ma essendo stato cantante e insegnante di canto quindi anche maestro di cappella sfruttò da vero antesignano la comoda portabilità della chitarra per agevolare la divulgazione delle sue numerose composizioni vocali (alcune centinaia) canzoni, arie e quant’altro spesso accompagnate dalla chitarra.
In questo breve esempio allegato va rilevata la pratica di una innovativa forma musicale che introduce, ad imitazione della tecnica strumentale, una vera e propria successione di variazioni vocali.
Naturalmente Righini non è il solo autore dell’epoca ad usare delle vere e proprie variazioni a carico della voce. In un recente passato abbiamo esibito altri esempi con notevole interessamento da parte di alcuni amici.


In questa occasione vogliamo anche evidenziare l’uso di una geniale pratica tipografica che all’editore ed all’autore è servita per evitare un utilizzo eccessivo di carta.
Naturalmente tutto ciò può avvenire solo nella circostanza in cui, per l’intero sviluppo della composizione, la parte strumentale, cioè della chitarra, rimane invariata.

SEMPRE RIGHINI…


Forse è l’unico esempio di tal genere esistente in seno al repertorio della musica da camera per chitarra. Al pari di Righini, questo stratagemma, avrebbe potuto pensarlo solo un compositore contemporaneo.
L’allegata prima pagina, e più non serve per dimostrarlo, descrive una specifica esigenza dell’autore praticata al solo fine di agevolare l’esecutore nella tecnica chitarristica, trattandosi della desueta tonalità di fa minore.
In tempi successivi, questa consuetudine era ordinaria presso tutti gli autori tanto da far nascere uno strumento parallelo, la chitarra terzina, che allora come oggi viene impropriamente sostituita da una chitarra intera proprio giustapponendo il capotasto mobile naturalmente in terza posizione.
Nell’originale manoscritto è evidente l’errore in partitura della tonalità che è mantenuta identica a quella delle altre tre parti.
L’evento si verifica nei primi hanni dell’Ottocento, la data della prima esecuzione della prima opera di Rossini, segna il terminus post quem e quella della morte di Righini quello ante quem. Quindi fu pochi mesi prima della morte.
Quanto segue, prelevato da Wikipedia, basta ed avanza a dipanare ogni dubbio sui tempi in cui si verificarono tante rivoluzioni ma anche per un piccolo arricchimento culturale che per noi chitarristi non basta mai, trattandosi nella fattispecie proprio di Lisinga e Siveno.

Demetrio e Polibio è la prima opera lirica di Gioacchino Rossini. È un’opera seria divisa in due atti e musicata su libretto di Vincenzina Viganò Mombelli.

È la prima realizzazione di Rossini che la scrisse tra 1806, quando ancora non aveva neppure quindici anni, e il 1808. Fu commissionata dal tenore Domenico Mombelli per sé e le due figlie cantanti, e il libretto fu scritto dalla moglie dello stesso Mombelli. La prima rappresentazione si tenne al Teatro Valle di Roma il 18 maggio 1812.

L’opera fu molto apprezzata da Stendhal che ebbe modo di vederla a Como. Dopo la première romana, l’opera fu rappresentata in alcune altre città, tra cui Bologna (9 marzo 1814 nel Teatro del Corso con lo stesso cast della prima romana), Venezia (24 aprile 1817 al Teatro San Benedetto) e Napoli (4 giugno 1839 al Teatro San Carlo). In seguito uscì presto dal repertorio, oscurata dalle altre opere serie ben più famose, e tuttora è poco eseguita. Fu rappresentata al Rossini Opera Festival solamente nel 2010, con un cast di giovani interpreti.

Tra i brani più noti il duetto di Lisinga e Siveno Questo cor ti giura amore (atto I) e il quartetto Donami ormai Siveno (atto II).

Please follow and like us: