Chitarra classica e classicismo viennese

Nel cosiddetto classicismo viennese, periodizzazione fittizia inventata a tavolino, la chitarra classica pare occupare una posizione secondaria rispetto agli altri strumenti. Perciò i compositori di chitarra sono obiettivamente trascurati. I musicologi tedeschi, dalla metà Ottocento in poi, hanno considerato chitarra e mandolino strumenti di secondo piano. Forse perché Mozart in catalogo ha poco o quasi nulla per la chitarra. E così Beethoven, Haydn e tanti altri compatrioti. Questa posizione presunta d’inferiorità, che non corrisponde affatto a verità storica, ma che obbedisce a mere considerazioni politico economiche tedesche, finisce per riflettersi nei nostri libri di musica.

Una voce poco fa

Spulciando nella maggiore enciclopedia italiana di musica, il DEUMM (Dizionario Enciclopedico della Musica e dei Musicisti), vado quindi alla voce “Mauro Giuliani”. Il compositore italiano, originario di Bisceglie, è stato concertista famosissimo ai tempi. La voce d’enciclopedia curata da Franco Rossi, si sofferma proprio sulla sua figura di interprete.

Mauro Giuliani e la chitarra classica
Mauro Giuliani

Grande didatta, forse ma non troppo

Il DEUMM afferma che Giuliani è stato “apprezzato anche come didatta”. Mi sembra poco considerato l’artista e la fama enorme che accompagnava Giuliani in tutta Europa. L’estensore della voce scrive che Giuliani si esibì con Hummel, dando alla notizia una certa rilevanza. E a Hummel, che vado a cercare per curiosità, il DEUMM dedica infatti quasi due pagine, mentre a Giuliani una sola colonna striminzita. Ci sarà un motivo, mi chiedo, e infatti lo trovo poco più sotto.

La chitarra classica di Giuliani piace ai chitarristi

Giuliani – è scritto – è considerato dai chitarristi come il più significativo compositore per chitarra classica. E che significa? Che chi non è chitarrista è portato per caso a pensare il contrario?
Mi interessa approfondire, e continuo perciò la lettura. Giuliani ha scritto moltissime musiche, annota l’articolista, che forse per questo lo ritiene “significativo”. Una questione di quantità. Egli afferma che è “ricco di trovate ed effetti strumentali” per la sua chitarra classica, tanto da “giustificare l’ammirazione della quale è circondato”. Ma perché usa quel verbo? Che bisogno c’è di giustificare?
Che l’ammirazione per lui sia esagerata, lo si capisce dalla spiegazione che l’estensore della voce enciclopedica dà lì di seguito. “Il valore strettamente musicale è messo severamente in discussione dagli studiosi”. Cosa intende per “strettamente musicale”? Come mai è “severamente” discusso, e cosa è messo in discussione? Chi siano questi studiosi l’articolista alla fine non lo rivela.

Una scarsa attitudine all’armonia

La voce del DEUMM finalmente esplicita. “Gli studiosi – è scritto – adducono come pretesto la scarsa attitudine armonica e la scontata libertà delle sue melodie”. La musica di Giuliani è dunque tollerabile, secondo il DEUMM, almeno armonicamente parlando. I temi soffrirebbero invece di una scialba libertà. “Scontata”. Cosa vorrà dire? Che sono musiche tutte uguali? Può una enciclopedia basare la voce su giudizi estetici fondati, sembra, su preconcetti, quali la profondità armonica tedesca e la superficialità melodica italiana?
Perché poi gli studiosi dovrebbero trovare un “pretesto” per affermare quel che dicono? Se hanno qualcosa da dire, non possono farlo apertamente? Chi glielo impedisce? Cosa vuol comunicarci il DEUMM? Che la chitarra classica non esista?

Ripetitivo

Ancora dal DEUMM: “Certamente molto del materiale è basato su ripetizioni e su formule tipicamente chitarristiche”. Ora la faccenda è strana, curiosa. Cosa pretende l’estensore della voce enciclopedica, che Giuliani scriva per chitarra con gli stilemi dei pezzi per cembalo? Per armonica a bicchieri? Se scrive per chitarra è ovvio che usi ripetizioni e formule tipiche della chitarra.
Queste critiche alla musica di Giuliani non sono sostenute da nessun esempio concreto e preciso. Sembrano fatte tanto per parlare! Che la chitarra classica sia incompatibile con il classicismo viennese?

Frequentava musicisti per bene

Per il DEUMM, Giuliani è importante perché ha incontrato musicisti come Rossini e Paganini, e anche compositori “insigni come Haydn e Beethoven”. Ora, perché davanti ai nomi dei nostri compositori non si sente la necessità d’aggiungere aggettivi nobilitanti, e invece un moto quasi irrefrenabile spinge a prostrarsi davanti a quelli tedeschi.
Possibile che dall’articolo striminzito dedicato a Giuliani, disponibile in ogni biblioteca italiana che si rispetti, uno studente debba convincersi che Giuliani è un mestierante, che la sua musica è banale, che è stato apprezzato per la didattica come se quello fosse un suo secondo lavoro. È bravo perché ammirato da Beethoven? L’avesse scritto Riemann che il genere musicale italiano è di certo inferiore a quello tedesco potrei anche capirlo, ma che a sostenere questa tesi bislacca sia la maggiore enciclopedia di musica italiana è vergognoso.

Musica facile

Continua il DEUMM. “Amico di Paganini e di Rossini Giuliani ne rispecchia la fantasia e il virtuosismo, ma non per questo certa facilità troppo spesso accreditatagli dai critici meno benevoli”. La frase è sibillina. L’autore forse vuol dire che Rossini e Paganini sono fantasiosi, virtuosi, ma in fin dei conti troppo facili.
Si loda il Concerto op.30 per il fatto che la chitarra “spicca bene” sopra la voce “non oppressiva o squillante degli archi”. Tutto qui. Il concerto capolavoro di Giuliani, che fa venire i brividi ad ascoltarlo per la sublime bellezza dei temi, per il suo canto quasi operistico, è liquidato in due righe, mentre si tace sugli altri Concerti.
Ma si può sapere chi sono questi critici poco benevoli? L’autore del testo non concede uno straccio di esempio, e sembra affossare l’idea stessa di chitarra classica.

Discretamente orizzontale

La fama di Giuliani si deve “anche” agli innumerevoli studi, in cui Giuliani mostra una “orizzontalità discreta”. Se uno dicesse che la Sonata K.330 di Mozart ha un’orizzontalità discreta, anzi ancor meno essendo una delle Sonate più infelici, avrebbe contro di sé tutto il mondo musicale ancor prima che l’articolo veda la luce. Qui si tratta di voce enciclopedica indirizzata a studenti e professionisti, che sta liquidando la produzione artistica di un grande musicista come Giuliani con osservazioni che banali è dir poco. E nessuno batte ciglio.

Pagine brevi di un certo valore

I metodi didattici di Giuliani non sono costituiti solo da esercizi “puramente meccanici”, ma anche “di brevi pagine di un certo valore”, che indurrebbero l’allievo “a uno sforzo interpretativo di intenzione perseguita spesso nel corso del secolo”. Così chiude la voce DEUMM, accennando a una “intenzionalità perseguita” dal Maestro, parola che suona ma non crea. Francamente la si legge e rilegge senza trovarvi un senso compiuto, tenuto anche conto della storia della musica dell’Ottocento. E poi Giuliani muore a Napoli nel 1829. Se il classicismo musicale finisce circa con Beethoven, con Giuliani pare non sia neppure iniziato.
Impossibile che Giuliani scriva nello stile “perseguito spesso” in tutto “un secolo” del quale il compositore italiano ha visto solo l’inizio. Il XIX oltretutto è vario e assai sfaccettato, poiché s’alternano movimenti, storie, culture diversissime, a volte quasi in opposizione. Giuliani rappresenta il suo stile, non quello dell’Ottocento (al massimo quello dal 1781 al 1829).

Ombra mai fu

Al lettore si trasmette l’idea, del tutto falsa, che i musicisti insigni sono Beethoven, Haydn, Handel, mentre in Italia c’è una scarsa produzione cameristica e solistica. La musica di Giuliani, sostiene infatti la voce del DEUMM, è ricca di novità e non va trascurata, “soprattutto quando si pensi alla scarsa produzione cameristica e solistica italiana del secolo”!
La produzione cameristica e solistica è scarsa se non la si conosce. Ma se uno ha presente la fine del Settecento e gli inizi dell’Ottocento, la mente va dritta a Viotti, a Paganini, al concerto per pianoforte di Clementi, a tutti i compositori di chitarra e mandolino che sono dimenticati anche per colpa di voci enciclopediche disastrate come questa.
Per consolarmi sfoglio la nuova enciclopedia Einaudi, il volume sulla Storia della musica europea. Lì c’è tutto lo scibile, ci sarà anche Giuliani e gli sarà riconosciuta la posizione che gli spetta. Apro l’indice. C’è Giuliano vescovo di Toledo, ma di Giuliani neppure l’ombra.

Cenni storici

Mauro Giuliani è compositore, violoncellista e chitarrista eccelso, nonostante abbia imparato la chitarra, pare, praticamente da autodidatta. Si dice che all’età di 22 anni già suonasse molto bene il violoncello.
Egli decise di dedicarsi però soprattutto alla chitarra, eseguendo musiche sue su una specie di chitarra-arpa a 30 corde. Nei concerti alternava lo strumento originale alla classica chitarra a sei corde e al violoncello, ad esempio in uno che tenne a Trieste nel 1803. Per problemi di trasporto, dovette però abbandonare lo strumento più ingombrante a 30 corde.

A Vienna

Come molti musicisti di allora, anche Giuliani cercò un’occupazione all’estero. Nel 1806 fu compositore e insegnante di chitarra a Vienna, divenendo di fatto il più influente chitarrista di quel tempo. Nel 1808 scrisse ad esempio il Concerto op.30 che ottenne un enorme successo, eseguito il 3 aprile nella Redoutensaal di Vienna. Il carattere sinfonico scombinò in un colpo solo quasi tutti i pregiudizi che s’erano addensati sulla chitarra, accusata d’accondiscendere troppo ai gusti popolari.

La miglior composizione mai udita

Così scriveva la Allgemeine musikalische Zeitung nel numero di maggio: “Vienna, aprile. Il 3 del mese, nella Redoutensaal, Giuliani, forse il più grande dei chitarristi viventi, ha dato una Accademia che fu accolta con il più meritato degli applausi. Uno deve ascoltare di persona il musicista per aver un’idea della sua straordinaria abilità, e della sua interpretazione gustosa e precisa. Ha suonato il Concerto e le Variazioni di sua composizione con accompagnamento pieno dell’orchestra. I pezzi erano deliziosi di per sé, oltre che per come erano eseguiti da Giuliani. Nessuno s’è esentato dall’applaudire o mostrargli la propria ammirazione. Il pubblico fu preso da così tanto entusiasmo, come di rado si vede espresso per i migliori Maestri. Questa deve essere considerata sinora la miglior composizione sia mai stata scritta o udita per questo strumento in Germania”.
Il cronista, mostrando un ultimo pregiudizio ancor oggi duro a morire, e ingiustificato, si chiedeva “che musica si sarebbe potuta ottenere se solo questo talento di Giuliani, questa sua incredibile diligenza e perseveranza nel superare le più impervie difficoltà, si fossero applicatati a uno strumento diverso, e più gratificante per il musicista stesso”.
Non ci sono strumenti di serie A e di serie B. I Concerti per mandolino di Vivaldi reggono benissimo il confronto con quelli, ad esempio, per violino.

Violoncellista di grido

Giuliani non fu solo un compositore di musica per chitarra, ma anche per flauto, violino, chitarra e voce, chitarra e orchestra.
La versatilità del virtuoso fu riconfermata dal fatto che fu probabilmente proprio lui a suonare il violoncello alla prima esecuzione della settima Sinfonia di Beethoven. Scelsero Giuliani e non altri. Era il 1813. L’apprezzamento per questo artista fu enorme, e non solo a Vienna.

Famoso in tutta Europa

Maria Luigia, seconda moglie di Napoleone, gli regalò un anello e una chitarra-lira che il consorte aveva fatto fare a Parigi per lei. Lo nominò addirittura virtuoso onorario di corte. Intorno al 1814 Giuliani si guadagnò l’ammirazione di molti colleghi musicisti, tra i quali i pianisti Hummel e Moscheles. Fu chiamato allora a esibirsi in luoghi prestigiosi, come a Schönbrunn davanti a imperatori, arciduchesse e alta nobiltà. Nel 1816 si recò a Praga suonando i suoi concerti per chitarra sotto la direzione di Carl Maria von Weber.

Beethoven non lo perde di vista

Tornato in Italia nel 1819, dopo aver soggiornato a Venezia, sappiamo che venne a Roma perché Beethoven ne seguiva i movimenti appuntandoseli sui quaderni di conversazione. Nella città eterna, Giuliani incontrò Rossini e Paganini con i quali strinse il cosiddetto triumvirato musicale. Da entrambi trasse ispirazione per molti splendidi pezzi, ad esempio le sei Rossiniane, o le trascrizioni delle Ouvertures. Poi finalmente tornò a Napoli ove pubblicò ben 29 altre opere per chitarra.

L’eredità

I suoi figli occuparono posti musicali di prestigio, a Parigi e in Russia. Giuliani fu quindi il compositore per chitarra più influente di tutta Europa, ammirato da mezzo mondo. La sua fama eccezionale, e strepitosa, si poteva ancora apprezzare nel 1833. A Londra si stampavano sempre raccolte sue.

L’opera

La sterminata produzione di Giuliani comprende 151 opere, arrangiamenti e un incredibile insieme di pezzi singoli e sparpagliati senza numero d’opera. Lo stile è inconfondibile, ed è probabile che Giuliani abbia influenzato direttamente gli autori del cosiddetto classicismo viennese. Che sia questo il motivo per cui gli è negato il giusto riconoscimento nei libri tedeschi, e di riflesso nelle voci italiane d’enciclopedia?

Il classicismo viennese, incapace di comprendere la chitarra classica di Giuliani, è un’invenzione infelice dei nazionalisti del secolo scorso. Se s’accetta quello, è impossibile parlare di chitarra classica.

Luca Bianchini

Allen Leuten recht getan,
ist eine Kunst, die niemand kann!
(Luca Bianchini, Anna Trombetta, Mozart Il flauto magico)

Esecuzione di riferimento: Martin Haselbok, Edoardo Catemario, Wiener Akademie. Strumenti originali.

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La chitarra classica di Mauro Giuliani
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La chitarra classica di Mauro Giuliani
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Il classicismo viennese, incapace di comprendere la chitarra classica di Giuliani, è un'invenzione infelice dei nazionalisti del secolo scorso. Se si accetta quello, è impossibile parlare di chitarra classica. Classicismo e chitarra classica sembrano incompatibili. Nel classicismo di Rosen pare infatti non esserci posto per la chitarra.
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